Museo Regionale dell'Emigrazione dei Piemontesi nel Mondo

25 aprile 2020

Sono passati 75 anni dal 25 aprile 1945. Se il nostro Paese ed una parte del mondo hanno vissuto in relativa libertà questi tre quarti di secolo lo dobbiamo anche alle persone che a quel tempo fecero una scelta grave, pericolosa per sé e sicuramente meno facile di altre. È importante ricordare la Resistenza come un momento che ha segnato la storia, come (per esempio) la Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino (Francia, 1789, ripresa dall’ONU nel 1948) oppure la stesura della nostra Costituzione, che deriva in gran parte proprio dagli ideali della Resistenza. 
Anche altre scelte e altri momenti, molto diversi, hanno segnato la storia: l’avvento della dittatura del generale Franco in Spagna dopo avere scatenato una terribile guerra civile, l’azione dei nazisti e dei loro alleati, ecc. Nel presente a più voci si sostiene che le parti che allora si scontrarono erano equivalenti, che si fecero errori in entrambi gli schieramenti, insomma che era ed è tutto uguale. Sappiamo molto bene che non è vero, lo sappiamo quando ogni giorno valutiamo le situazioni, i comportamenti nostri e degli altri e facciamo le nostre scelte. Tutti commettono degli sbagli, è ovvio, ma il senso di fondo, le ragioni delle scelte fatte e l’entità degli “errori”, parametri che usiamo per valutare le decisioni quotidiane, vale anche per allora.
Negare l’evidenza e la diversità della Resistenza è mettere sullo stesso piano chi si è accodato servilmente al regime fascista e nazista e chi è stato trascinato nei campi di sterminio per avere difeso la possibilità di esprimere e realizzare le idee, non solo le proprie. Significa considerare alla stessa stregua da una parte Piero Gobetti ed il Presidente Pertini e, dall’altra, chi, a capo del governo all’inizio del 1925, si assumeva pubblicamente in parlamento “la responsabilità politica, morale e storica” del delitto Matteotti avvenuto pochi mesi prima. Tutti uguali?
Oggi molti non si vergognano di fare affermazioni del genere, con l’arroganza di chi si sente dalla parte giusta. Questo può derivare solo una profonda malafede e/o da una altrettanto profonda ignoranza.  Si invoca di nuovo “l’uomo forte”, localmente e globalmente, in altra forma rispetto al passato, per carità: la storia non si ripete in modo identico ma è anche vero che l’animo umano cambia molto lentamente e le nuove situazioni sono simili (anche se non uguali) a quelle passate. 

Ognuno di noi è responsabile, ogni giorno e nella sua realtà per quanto circoscritta, delle proprie idee, delle prese di posizione e, soprattutto, delle sue azioni. Il risultato di insieme, la storia, deriva proprio dal contributo capillare e continuo di ciascuno. Siamo portati e anche spinti da più parti a pensare di non contare nulla: semplicemente non è vero. Sono le nostre scelte quotidiane a fare del mondo quello che è. Proviamo la responsabilità e l’orgoglio di fare, in coscienza e ogni giorno, scelte di giustizia e non di comodo. Il XXV aprile ci ricorda questo.

Di seguito condividiamo la lettera inviateci dalla Senatrice Mirella Giai

Nel commemorare questa data fondamentale, mi sento fortemente emozionata come figlia di un Combattente nella guerra di Liberazione e come persona che, nel recente passato, è stata chiamata a rappresentare una Comunità di Emigrati italiani al Senato della Repubblica italiana.

Il 25 Aprile è senza dubbio alcuno una delle date più significative della storia del nostro Paese; 75 anni fa terminava, infatti, una delle vicende più buie e dolorose: la guerra, l'occupazione straniera e la dittatura. Da quel giorno nasceva, con il rifiuto della tirannia, l'affermazione dello stato di diritto nella democrazia.

Considerando che il comando delle operazioni di Liberazione era costituito da Comunisti, Socialisti, Cattolici, Liberali, Democratici, Repubblicani, Azionisti e Monarchici, è chiaro che il pluralismo politico ha profondamente caratterizzato la lotta al Nazifascismo.

Per noi e per le future generazioni il ricordo di quegli eventi e degli ideali che ne hanno sostenuto l'azione rappresenta, quindi, il dovere di celebrare chi, anche a costo dell'estremo sacrificio della propria vita, ha testimoniato la fede nei valori della democrazia.

È nostro preciso compito agire, soprattutto in momenti come quello attuale, affinché la fede in quei valori civili non venga delusa né, peggio, corrotta. A noi, oggi, tocca non solo onorare la Memoria ma anche rinnovare l'impegno perché l'Italia continui il proprio cammino verso la Democrazia e la Libertà.

Rosario, 25 aprile 2020

On. Mirella Giai