Visite esperienziali e filmografia al Museo
Visita esperienziale al Museo in collaborazione con il Museo delle Donne Valdesi.
Il Museo Regionale dell'Emigrazione apre le porte all'autunno con un nuovo ciclo di incontri. Si comincia il 13 ottobre con un doppio appuntamento importante.
In giornata, il Museo di Frossasco e il Museo delle Donne Valdesi di Angrogna ripropongono le visite guidate dedicate alla scoperta delle storie di donne vissute alla fine dell'Ottocento tra migrazioni, famiglie, desideri ed emancipazione.
Nel periodo noto come quello della Grande Emigrazione, molti valdesi decisero di abbandonare le amate valli spinti dalla necessità di trovare lavoro all'estero, scegliendo la vicina Francia oppure affrontando un lungo viaggio in nave verso il continente americano. Ed è proprio a partire dalla vicende biografiche di queste persone - alcune delle quali fecero ritorno, altre fissarono per sempre altrove le loro radici - che la collaborazione tra i due musei ha iniziato a prendere forma, fino ad ideare un pacchetto di visite per un pubblico interessato ai temi sopra citati, desideroso di approfondire un pezzo di storia del nostro territorio.
Sabato 13 ottobre, alle ore 10,00, il Museo dell'Emigrazione di Frossasco proporrà una visita esperienziale nella quale sarà possibile vestire i panni di donne e uomini, che, a cavallo fra XIX e XX secolo, hanno lasciato le loro case per cercare fortuna all'estero. Tale particolare tipologia di visita è stata ideata per consentire ai visitatori non soltanto di assistere alla narrazione degli eventi, ma soprattutto di rivivere tappa dopo tappa la biografia migratoria di alcune persone realmente esistite.
Al termine della visita è previsto uno spostamento (con mezzi propri) verso Angrogna, dove nel primo pomeriggio, alle ore 14,30, è fissata la visita presso il locale Museo delle Donne Valdesi. Si tratta di un "luogo simbolico" che, attraverso la narrazione biografica, vuole ricordare le storie di alcune donne. In particolare i racconti di vita nelle valli alpine tra Otto e primo Novecento, ci parlano di donne radicate e migranti in vario modo: la balia, la maestra e l'operaia che concepiscono i loro diversi lavori come vocazione, l'emigrante in cerca di futuro, la missionaria e la diaconessa, aperte all'ignoto. Diverse le loro scelte ed esperienze, simili la possibilità di viaggiare e muoversi nel mondo di allora. Nel corso della visita sarà possibile non solo conoscerne meglio la storia, ma anche confrontarsi con il percorso di ricerca che ha condotto alla creazione del museo.
Il costo della giornata sarà di 10€ a persona (pranzo e spostamenti esclusi). Per informazioni e prenotazioni (consigliate ma non obbligatorie), contattare il Museo Regionale dell'Emigrazione (tel. 371.1165.506; mail: info@museoemigrazionepiemontese.org).
La giornata, tuttavia, non termina ad Angrogna. Il Museo Regionale dell'Emigrazione propone una serata all'insegna del docufilm "Le miniere del Beth - sulle orme di Pietro Giani". Progettato a partire da un'accurata lettura delle memorie dell'avo e da un'approfondita ricerca di documenti e testimonianze, il film, girato da Fabio Solimini Giani, suo discendente, sarà proiettato nella sala conferenze del Museo alle ore 21,00.
Pietro Giani nacque nel 1806 da una famiglia che già agli inizi del '700 possedeva cave di marmo e granito usate per l'edificazione di innumerevoli opere monumentali tuttora presenti in Torino e in Piemonte. Vero antesignano dell'industria estrattiva, uomo di elevate doti morali, nominato Cavaliere direttamente dal Re nel 1859, diede ai suoi operai non solo lavoro ma soprattutto dignità, fondando scuole serali per insegnare loro a leggere e scrivere. Il docufilm narra le vicende che lo portarono allo sfruttamento delle miniere ramifere del Colle del Beth (2785 mt s.l.m.), situate nelle Alpi Cozie, in alta Val Chisone, tuttora uno dei cantieri minerari più alti d'Europa, la cui apertura costituì un'importante attività economica per la comunità locale, divenendo un polo di attrazione anche per i lavoratori delle vallate vicine e non solo.
"Le miniere del Beth - sulle orme di Pietro Giani", scritto in collaborazione con Domenico Rosselli, guardiaparco del parco naturale Val Troncea, si apre con il ricordo della "grande valanga" del 19 aprile del 1904 nella quale perirono 81 minatori che scendevano a valle.
«Si trovavano sul monte a quota 2.700 e impressionati certamente dal continuo cadere della neve, dai rumori e dal pericolo imminente in cui si trovavano, decisero di scendere al basso... Si risolsero in questo modo dopo aver visto cadere la neve per tutta la domenica ed il lunedì. Neve primaverile, che sapevano assai pericolosa. Furono anche la precarietà delle scorte alimentari e l'approssimarsi della Pasqua, che tutti volevano trascorrere in famiglia che spinsero i minatori a cercare rifugio verso valle...». Dal foglio liberale 'La Lanterna Pinerolese" del 23 aprile del 1904.
Questo evento, che può essere considerato come la più grave sciagura mineraria registrata in Italia, è troppo spesso dimenticato ed è anche per questo che il regista ha pensato di dedicare il proprio lavoro non solo a Pietro Giani, ma anche alle vittime dell'immane tragedia.
Il docufilm con le musiche originali di Alessandro Russo, ha il patrocinio dell'Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie e dei Comuni di Pragelato e di Porte.