Museo Regionale dell'Emigrazione dei Piemontesi nel Mondo

Memorie Migranti

"Tutto sembra italiano in Argentina, per quanto sia difficile precisare cosa e come". Così Fernando Devoto, uno dei più importanti storici dell'emigrazione italiana in America Latina, racconta dell'influenza che i flussi migratori dalla Penisola ebbero sulla cultura locale. "Un'aria di famiglia ben evidente", sempre per continuare con le sue parole, che gli emigrati italiani e piemontesi scelsero di imprimere al territorio raggiunto a seguito della traversata.

Il Museo Regionale dell'Emigrazione torna su questo tema domenica 10 novembre. Alle ore 17,00, infatti, è prevista l'inaugurazione della mostra temporanea "Memorie Migranti''. L'emigrazione piemontese in Argentina tra la seconda metà dell'Ottocento e la Seconda Guerra Mondiale". Un'esposizione documentale arricchita di oggetti, fotografie, documenti, per raccontare un aspetto importante della storia del nostro territorio.

Nell'arco di tempo indicato, infatti, il Piemonte è stata la regione italiana che, in assoluto, ha inviato il numero maggiore di persone in Argentina. Un contesto storico nel quale i piemontesi presenti in loco rappresentavano addirittura il 28% di tutti gli immigrati dal Bel Paese. Come ci ricorda Devoto, è stata conseguentemente molto forte l'influenza esercitata dalla cultura italiana in Argentina. Soprattutto in alcune zone, i piemontesi hanno giocato un ruolo di non secondaria importanza nel popolamento dei territori, nello sviluppo dell'economia locale, nella costruzione di comunità. L'analisi di questo tipo di migrazione ben si colloca, quindi, all'interno della progettazione del Museo, interessato a gettare luce su tutti gli aspetti della Grande Emigrazione italiana, anche in chiave contemporanea.

Il forte legame presente tra il Piemonte e l'Argentina è ben visibile sul nostro territorio. Semplicemente frequentando Frossasco e l'intera area del pinerolese è facile imbattersi in monumenti che ricordano i gemellaggi con il Paese sudamericano. Si tratta di legami istituzionali sanciti a partire dagli anni Ottanta e volti a stabilire o rinsaldare relazioni culturali, ma anche politiche ed economiche. I gemellaggi tra amministrazioni comunali intendono sottolineare i punti in comune nei quali riconoscersi: la migrazione rientra tra questi.

L'occasione per soffermarsi sull'emigrazione piemontese in Argentina si collega a questa tipologia di legami tra Enti. Proprio a novembre, infatti, ricade il trentennale del gemellaggio di Frossasco con Piamonte, in Provincia di Santa Fe, dove numerose famiglie hanno trovato accoglienza e lavoro a partire dalla fine dell'Ottocento. Si tratta del primo gemellaggio in assoluto effettuato tra il Piemonte e l'Argentina, un evento dunque molto sentito sul territorio al quale il Museo ha inteso fornire il suo contributo. Un modo dunque per rinsaldare i legami tra famiglie, costruire scambi e conoscere realtà diverse. All'interno di questo quadro, con la mostra temporanea il Museo ha ricostruito il contesto storico e sociale che ha portato alla fitta presenza di migranti oltreoceano.

Ed in effetti l'esposizione ripercorre le vicende di quanti, lasciandosi il proprio paese alle spalle, hanno costruito un futuro diverso per sé e per le proprie famiglie. I pannelli si soffermano sulla grandezza e l'indirizzo dei flussi, le motivazioni che hanno causato le partenze, ma anche sulla dimensione della religiosità e del lavoro, dell'associazionismo e della partecipazione politica. Un occhio di riguardo, infine, per le modalità con cui piemontesi ed italiani erano percepiti e per come costruivano il ricordo e il legame con la famiglia lasciata in patria.

Una domenica pomeriggio che intende ricordare l'emigrazione alla base di fenomeni storici ancora osservabili, come quello dei gemellaggi. Un'analisi scientifica portata avanti in chiave ludica, anche grazie al contributo musicale che accompagnerà l'inaugurazione. Un modo per indagare, pensando ai nostri cugini d'oltreoceano, come mai "tutto sembra italiano in Argentina".